Il ferro trivalente ( fonti vegetali ) è assorbibile dal nostro intestino solo tra il 2 e il 10%, quello bivalente ( fonti animali) tra il 10 e il 35%.
Ad esempio secondo le credenze popolari gli spinaci sono la fonte più indicata da cui assumerlo; ma al contrario di quanto si possa credere 100 g di spinaci contengono solo 2,7 mg di ferro: molto meno, tanto per dire, di fagioli, ceci, cioccolato, lenticchie, arachidi.
Inoltre, come è possibile evincere dalla foto in basso, il fabbisogno giornaliero di ferro varia a seconda del sesso, dell’età , dello stato fisico e … della fertilità ( nella donna ).
Infine è importante sapere che la vitamina C migliora del 50% l’assorbimento e la biodisponibilità del ferro non eme ( principalmente presente nei vegetali); al contrario le fibre alimentari, tè, caffè e fitati ( antinutriente presente nei vegetali)  possono inibire l’assorbimento di questo minerale.
Bisogna quindi prestare particolare attenzione al tipo di alimento che si sceglie quando si va ad integrare il ferro nella propria dieta. Bisogna infatti garantire al soggetto la giusta quantità di minerale, ma soprattutto che quella quantità che noi andiamo a somministrare possa essere totalmente o quasi assorbita e quindi ritrovata nel circolo ematico e di conseguenza che possa svolgere il proprio compito.
Anche nel caso di iposideremia, dunque, bisogna affidarsi a personale qualificato, che in base alle proprie conoscenze potrà assicurare il benessere psichico e fisico del soggetto, anche con quella che potrebbe sembrare una semplicissima integrazione di un minerale che crediamo di ritrovare in alimenti che fondamentalmente non ne contengono più di tanto.